Nota dell'autrice:
Questa ff nasce come un esperimento narrativo e stilistico….naaaaa ma che dico…nasce invece dalla voglia di far coincidere presente e passato…e come ho detto ad Alex…pensare che queste due dimensioni temporali sono unite…un tutt’uno, come dire che Oscar sono sempre qui, nella nostra nostalgia, e lì nella fantasia dei nostri ricordi…
Tutto qui… ^_^
Lo Specchio Addormentato
VI° parte
 
 
L’uomo era tornato a vedere i colori, le forme della natura…osservava per ore la gente passeggiare sul lungo Senna…i turisti affascinati con il naso per aria guardando la mastodontica torre Eiffell…i colori inattesi di Pére Lachaise…tutto era scoperta…
L’uomo conosceva Parigi come le sue tasche…aveva provato a starne distante, con insuccesso…aveva girato la Francia per parecchie settimane, in lungo ed in largo, dopo avere lasciato l’ospedale…ma alla fine era tornato… sentiva che la sua casa era Parigi…il suo mondo era lì…aveva trovato un piccolo appartamento in periferia…lavorava saltuariamente come panettiere…si sentiva strano in quella veste…lavorare gli era sempre piaciuto…ma mai avrebbe pensato di fare quel mestiere…tutto sommato era contento perché il lavoro notturno gli permetteva di godersi tutta la giornata fra le strade di Parigi…
I suoi occhi erano rinati…ma per precauzione indossava sempre occhiali da sole e berretto…era irriconoscibile…anche perché non aveva avuto il coraggio di tagliarsi né i capelli né la barba…
Aveva camminato a lungo, aveva lasciato che fossero i suoi occhi a guidarlo, ma alla fine ogni giorno si ritrovava lì…immobile …incapace di proseguire…
Ecco…arrivo qui…e non ho il coraggio di salire sul treno…vigliacco che sono…
Era fermo su un binario della stazione di S. Michel…il treno bianco…era pronto a partire…andava fuori città verso la campagna ..verso Versailles…da lei…
In tutti quei mesi…aveva tentato di scacciarla dalla sua mente..l’angoscia di perdere la vista la collegava immediatamente alla definitiva certezza, non solo di non poterla più vedere..ma anche di non poter più tornare da lei…sapeva che  se fosse diventato cieco…non sarebbe stato in grado di affrontarla…e in fondo non affrontare lei, il suo ricordo, l’amore che provava per lei…era come non essere in grado di affrontare la vita…
La gente si accalcava per salire…lo spingevano...era come se non avesse la forza di respingere quel flusso umano che lo sospingeva verso l’entrata…forse cercava proprio questo…che fossero altri a infondergli la forza per muoversi…salì…e si appoggiò ad un finestrino…il rumore sordo delle porte…il fruscio del movimento che saliva…diventava sempre più forte…i minuti sotto terra…il buio illuminato dai neon…le stazioni che sparivano dietro di lui…i volti…la luce  improvvisa del sole…la città che si diradava…la campagna…il verde…

**

I primi giorni in Normandia erano stati all’insegna del nervosismo…Oscar si sentiva in trappola…una trappola tesa dalla madre a cui non sapeva dare una spiegazione plausibile…si vedevano poco…la madre, sempre pallida, di rado faceva compagnia alla figlia a cena…Oscar era sola…le sorelle non erano ancora arrivate…le donne Jarjayes tutte insieme…mah?
Oscar cercò di organizzarsi le giornate…si creò una sua routine…un ordine da rispettare…ciò la aiutava a tenere la sua mente lontana, impegnata…essere i quei luoghi da sola senza Andrè era ancora più difficile…
Si stava allenando con la spada…di accaniva contro un avversario immaginario sfoderando nei movimenti tutta la sua forza, la sua tecnica impeccabile…la sua bellezza…non sentì un fruscio di vesti avvicinarsi…la sua mente era altrove…
“Oscar…”
La voce la fece sobbalzare, si girò di scatto e puntò istintivamente la spada alla gola che aveva pronunciato il suo nome…era la madre…
“Oscar…” il tono era calmo…anche se la punta affilata era a pochi centimetri dal suo volto…
“Madre…scusatemi…” Oscar si rilassò…i suoi occhi erano tornati calmi…
“Oscar…smettila di allenarti…fra poco le tue sorelle arriveranno…entra in casa…”
Madame Jarjayes allungò il braccio verso la figlia invitandola …Oscar ripose la spada nel fodero…si avvicinò…
“Oscar…prendimi sottobraccio…”
“Come desiderate madre…” era ancora in collera con lei…ma l’invito della madre era stato talmente dolce che non ebbe il coraggio di negarle quel contatto…forse il contatto più intimo che riuscivano a regalarsi l’una con l’altra…
“Oscar…lo so che non ti è piaciuto il modo con cui ti ho fatto venire qui…”
“Madre…sapete bene quali sono i miei doveri…la corona ha bisogno di tutto l’aiuto…”
Non la fece finire di parlare…
“Anche una madre ne ha bisogno…e anche tu…”
Oscar camminava piano…ma a quell’insinuazione…si fermò…staccandosi dal braccio sottile della madre…
“Oscar guardami…girati…”
Oscar era imbarazzata…i suoi occhi avrebbero tradito la verità del suo cuore…aveva tentato di dissimulare il dolore che provava, l’angoscia che le solcava il viso…la nostalgia che le spegneva lo sguardo…ma si girò ugualmente…pronta ad affrontare la madre come se fosse una nuova prova che doveva superare…
“Madre…io? Aiuto?” sorrideva forzatamente “E perché mai?”
La madre le si avvicinò e riprese il suo braccio…”Andiamo in casa…comincia a fare freddo…non sono abituata come te a stare all’aperto…”
Ma cosa vuole dirmi?…
“Oscar…non sei stanca?”…quella domanda…aveva solo una risposta…e non era  “no”…Oscar lo sapeva…la madre lo sapeva…calò definitivamente il silenzio fra loro…
Si stavano avvicinando a palazzo in silenzio…quando un rumore di zoccoli…ruote…si fece sempre più assordante…tre carrozze si stavano avvicinando…
“Sono loro…Oscar…”
Oscar non vedeva le sorelle da molti anni…

***

Il treno si fermò a Versailles…ma l’uomo non scese…la sua fermata era la prossima…rimase solo nel vagone…non sapeva dire se era nervoso o emozionato…non sapeva neanche se avrebbe avuto il coraggio di avvicinarsi alla sua proprietà…guardava fuori dal finestrino..e riconosceva ogni angolo, ogni radura, ogni laghetto…tutto era marchiato a fuoco nella sua memoria…in ogni immagine che gli venisse alla mente..lei era lì…lei mentre correva a perdifiato inseguendo il suo cavallo…lei mentre gli infliggeva l’ennesima stoccata…lei che abbozzava un sorriso…lei che lo guardava severamente…lei che gli porgeva un bicchiere di vino…lei…sempre ..lei…in tutta la sua vita…
Il treno si fermò…l’uomo scese…era tranquillo del fatto che nessuno lo avrebbe riconosciuto…il paesino era piccolo…e lo attraversò velocemente…vedeva già la lunga siepe che delimitava le scuderie in fondo alla strada…lo steccato bianco del tondino…il poligono di tiro…tutto era rimasto uguale…
L’uomo prese un piccolo sentiero che si inoltrava nel bosco che costeggiava la piscina olimpionica…sapeva come arrivare alla casa senza che nessuno lo notasse…c’era una strana calma…aveva saputo che il centro sportivo che lei aveva fondato andava a gonfie vele…si aspettava di vedere gli atleti in allenamento, essendo quello periodo di qualificazioni agli europei…che strano…mi aspettavo di vederla qui da qualche parte a inveire con qualche scansafatiche…
L’uomo era ormai a ridosso della scuderia privata…che strano…questa stalla è stata costruita da poco…chissà chi è il cavallo fortunato?
Incuriosito si avvicinò ulteriormente…sentiva…un rumore sordo…ritmico…ossessivamente ripetitivo…la scena che gli si presentò davanti gli ghiacciò il sangue…
“Fossi in lei non entrerei….”
Era la voce limpida di una ragazza…l’uomo si voltò…non ricordava quella voce…sapeva di non conoscerla…
“E’ pericoloso…quel cavallo sta male da mesi…ma il capo non ha il coraggio di abbatterlo…”
il mio cavallo… è il mio cavallo…
“Cosa ha?”
“Nessuno riesce a capirlo, è come impazzito…solo il capo sa calmarlo…ma è un mese che è fuori…”
“Il capo?”
“Oh sì…scusate…il capo…la proprietaria...la mia allenatrice..insomma…beh..la chiamiamo il capo…
La ragazza rise…e anche l’uomo non seppe trattenere un sorriso…la mia…il capo?!
L’uomo seppe dalla ragazza…Rosalie…molte cose…lei era fuori da un mese…era stata in Corsica per cercare un cavallo, poi si era fermata sulla costa meridionale…aveva deciso… di tornare a Parigi  in macchina…una specie di vacanza…
Rosalie si era affezionata molto al “capo”..la ammirava…anche se era molto severa ed esigente…confidò all’uomo che però da qualche mese a questa parte… lei era come diventata assente…Rosalie era lì da pochi mesi, ma conosceva il capo da prima del suo trasferimento… e non sapeva bene che cosa fosse successo…nessuno ne immaginava la spiegazione…aveva saputo solo che il padrone del cavallo impazzito se ne era andato…
“So che quell’uomo era un amico di infanzia…e lavorava per lei…”
Ogni parola della ragazza veniva soppesata e analizzata…le congetture nella testa dell’uomo si sprecavano…tutte tranne quella esatta…
“Strano che non sia tornata…non ho molto tempo per preparare il nuovo cavallo che ha comprato per la gara…non è del tutto domato…e non c’è nessuno che riesce a farlo ragionare…”
“Posso vederlo?”
“Certo…ma lei scusi ..ne capisce?”
L’uomo sorrise da sotto i baffi…” Sì…un po’”
 

 
Fine 6° parte
                                                                                                                                   Mik

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